Ferdinando II° incontra Frà 'Ntoni da Panettieri

 

L'arresto dei 'cospiratori' e le prime difficoltà del dopo unificazione.

 

Covento e RoglianoIl pomeriggio del 24 agosto 1861 i carabinieri di Rogliano entrarono nel convento e arrestarono due monaci novizi, Fra’ Cherubino da Carpanzano, di anni 21, e Frate Ambrogio da Celico, di anni 17, i quali, incolpati di cospirazione contro il governo, vennero rinchiusi nelle prigioni del paese. Alle 10 di sera, con la stessa imputazione, fu arrestato, nel quartiere Cuti di Rogliano, il sessantunenne mugnaio Andrea Spadafora di Gaspare, noto partigiano di re Ferdinando, nella cui abitazione i militari sequestrarono due fucili e una giberna. Nella retata caddero pure Padre Giuseppe d’Aieta, Padre Domenico da Carpanzano, D. Vincenzo Nicoletti ed Emmanuele Jusi. L’operazione portò, inoltre, all’arresto di altri monaci dei conventi della provincia, in particolare di Fra’ Lorenzo d’Aieta a Cosenza, di Padre Antonio da Pedace nel convento di Pedace e di Fra’ Giacomo da Cicala in quello di Torano. La vicenda del comitato borbonico destò non poco clamore tra i roglianesi, increduli e sbigottiti, non solo perché comportò l’irruzione nel loro convento e l’arresto di alcuni poveri monaci, ma anche perché il suo epilogo mise in evidenza, a livello locale, la determinazione e la fermezza attraverso cui il nuovo Stato intendeva intervenire per il mantenimento dell’ordine pubblico e per la sua tutela. D’altronde, dopo l’euforia collettiva al momento del passaggio di Garibaldi, i ceti popolari del paese avevano cominciato a nutrire parecchi dubbi su un possibile miglioramento delle loro condizioni di vita e la loro stessa simpatia per l’unificazione cominciava trasformarsi in lamentoso mugugno. Peraltro, la stessa vicenda risulta significativa dell’ambiente paesano nel turbinoso periodo unitario durante il quale, insieme ad avvenimenti importanti e decisivi sul piano istituzionale e politico, non mancarono opportunismi, personalismi e vendette di vario tipo. Così scriveva, tra l’altro, il comandante della divisione dei carabinieri al governatore della provincia, dopo l’arresto di alcuni membri del comitato borbonico: << … Sebbene l’arresto dei tre ridetti individui sembri (sic !) autorizzato dalla S.V. Ill.ma, mi occorre informarla come sia voce quasi generale in Rogliano che quel Delegato di Pubblica Sicurezza si lasci troppo facilmente persuadere dalla opinione di pochi sul conto dei sospetti reazionari, e che agisca senza appurare le notizie che riceve, come lo prova il successo di altri arresti operati in addietro che per mancanza di materiale non avendo avuto logo il procedimento,ha cagionato sfiducia nel pubblico non solo verso il funzionario stesso ma ancora verso i carabinieri che lo hanno sussidiato in tali arresti>>. 

 

Foto: archivio Ferdinando Perri 

 

Bottone 9Ritorna alla sezione iniziale


  
 
 

torna all'inizio del contenuto